Vi Chiediamo una Preghiera per il Myanmar, in particolare per le nostre
sorelle ed i nostri bambini colpiti dal terremoto!
Vi Chiediamo una Preghiera per il Myanmar.

Vi Chiediamo una Preghiera per il Myanmar, in particolare per le nostre
sorelle ed i nostri bambini colpiti dal terremoto!
Vi Chiediamo una Preghiera per il Myanmar, in particolare per le nostre
sorelle ed i nostri bambini colpiti dal terremoto!
Nostro amato Fondatore,
facciamo gioiosa memoria dell’anniversario della tua nascita!
La tua vita, con al centro l’Eucarestia, accanto alle persone più provate, più deboli, nello spendersi quotidiano, ha acquistato senso e sapore. Tu sei un modello splendido da proporre a laici, sacerdoti, religiose e religiosi per il messaggio che esprimi e che è veramente attuale per la Chiesa di oggi.
Chiediamo la tua benedizione sui nostri passi, consapevoli che l’augurio più bello che ti possiamo fare nel giorno del tuo compleanno è quello di impegnarci a proseguire il nostro cammino secondo le intuizioni e l’esempio che ci hai lasciato.
Per questo siamo andate a riprendere l’augurio che facesti il 25 luglio 1869 alla Venerabile Madre Anna Maria Marovich, ricordi?…
«Questo io vi desidero e vi auguro:
che la carità di Gesù Cristo sia tutta la vostra vita
e se meglio Lo amate,
che sia di voi quel che diceva l’apostolo:
“mihi vivere Christus est”.
E vorrei che in tale abbondanza fosse in voi,
che di essa ne potessero partecipare
anche quelli che il Signore ha posto in relazione con voi
e che formano la vostra Famiglia».
E’ un invito che ci stimola molto; perciò lo facciamo nostro chiedendo al Signore che lo realizzi, così ti ricompenseremo di tanto tuo affetto e premura.
Grazie Padre Carlo
e Auguri da tutte le tue figlie!
La grandezza di San Giuseppe consiste nel fatto che egli fu lo sposo di Maria e il padre di Gesù. In quanto tale, «si pose al servizio dell’intero disegno salvifico», come afferma San Giovanni Crisostomo.
San Paolo VI osserva che la sua paternità si è espressa concretamente «nell’aver fatto della sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero dell’incarnazione e alla missione redentrice che vi è congiunta; nell’aver usato dell’autorità legale, che a lui spettava sulla sacra Famiglia, per farle totale dono di sé, della sua vita, del suo lavoro; nell’aver convertito la sua umana vocazione all’amore domestico nella sovrumana oblazione di sé, del suo cuore e di ogni capacità, nell’amore posto a servizio del Messia germinato nella sua casa».
… La fiducia del popolo in San Giuseppe è riassunta nell’espressione “Ite ad Ioseph”, che fa riferimento al tempo di carestia in Egitto quando la gente chiedeva il pane al faraone ed egli rispondeva: «Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà» (Gen 41,55). Si trattava di Giuseppe figlio di Giacobbe, che fu venduto per invidia dai fratelli (cfr Gen 37,11-28) e che – stando alla narrazione biblica – successivamente divenne vice-re dell’Egitto. (Papa Francesco, Patris corde, 1)
Dopo che Maria e Giuseppe ebbero ritrovato Gesù smarrito in Gerusalemme all’età di 12 anni, il Vangelo ci dice che: «Se ne tornò con Essi a Nazareth, dove visse loro sempre soggetto». La madre sua poi faceva tesoro in cuor suo di tutto ciò che succedeva. E Gesù andava crescendo in sapienza, età e grazia dinanzi a Dio ed agli uomini.
… Ricorrete alla potente intercessione di Maria e Giuseppe, ai quali sta tanto a cuore di vedervi imitare le virtù che Essi medesimi imitarono nel Verbo incarnato e posero in pratica nella casuccia di Nazareth. Con ardente desiderio di fede e fiducia supplicateli ad implorare per voi la grazia di essere animate da questo spirito di vita interiore che fece della loro Casa di Nazareth un vero Paradiso. Essi v’insegnino a non cercare che Dio, a non accontentarvi che di Lui. (Padre Carlo Salerio, Meditazioni, pag. 45-54)
Salve, custode del Redentore,
e sposo della Vergine Maria.
A te Dio affidò il suo Figlio;
in te Maria ripose la sua fiducia;
con te Cristo diventò uomo.
O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi,
e guidaci nel cammino della vita.
Ottienici grazia, misericordia e coraggio,
e difendici da ogni male. Amen. (da Patris corde di Papa Francesco)
La felicità di Giuseppe non è nella logica del sacrificio di sé, ma del dono di sé. Non si percepisce mai in quest’uomo frustrazione, ma solo fiducia. Il suo persistente silenzio non contempla lamentele ma sempre gesti concreti di fiducia. … Ogni vera vocazione nasce dal dono di sé, che è la maturazione del semplice sacrificio. Anche nel sacerdozio e nella vita consacrata viene chiesto questo tipo di maturità. Lì dove una vocazione, matrimoniale, celibataria o verginale, non giunge alla maturazione del dono di sé fermandosi solo alla logica del sacrificio, allora invece di farsi segno della bellezza e della gioia dell’amore rischia di esprimere infelicità, tristezza e frustrazione.
… La paternità non è mai esercizio di possesso, ma “segno” che rinvia a una paternità più alta. In un certo senso, siamo tutti sempre nella condizione di Giuseppe: ombra dell’unico Padre celeste, che «fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,45); e ombra che segue il Figlio. (Papa Francesco, Patris corde)
Che fa Gesù? … In quella casa e in quella bottega fa quello che sanno fare i fanciulli di una famiglia povera. Quale spettacolo per gli Angeli stessi vedere il loro Dio e Signore, le cui mani architettarono i Cieli, impiegato in tutti i servizi di una famiglia di laboriosi artigiani!
… Vedete Maria, attenta alla cura della sua famiglia. Ella è l’anima di ogni cosa. Il suo sguardo è fisso su Gesù; di lui studia gli esempi, Ecco la via della santità: studiare di rendersi simili a Gesù.
… Diamo uno sguardo anche a Giuseppe che lavora nella sua minuscola bottega con il cuore sempre unito a Dio e con una pace inalterabile nelle prospere come nelle avverse vicende; contento di possedere Gesù, perché chi possiede Gesù possiede tutto. Ecco dove si trova la vera pace: nell’umiltà, nella perfetta docilità al Divino Volere e nel raccoglimento di una santa operosità.
Ricordatevi che l’infinita sapienza ha giudicato ben vissuti trent’anni di vita, della vita più preziosa, spesa nei semplici e nascosti servizi di una vita domestica ordinaria! (Padre Carlo Salerio, Meditazioni, pag. 45 e ss.)