L’ISTITUTO IN MYANMAR

Lo zelo apostolico del Venerato Padre Fondatore, trasfuso nell’animo delle sue figlie, non poteva rimanere contenuto nel ristretto ambito italiano. Padre Carlo Salerio voleva le sue figlie “cosmopolite” e questa fiamma – sempre accesa nel cuore – finalmente riuscì a divampare. 

 I Rev.di Padri del PIME, Pontificio Istituto Missioni Estere di cui Padre Carlo Salerio fu uno dei primi membri, dal 1867 erano presenti in Birmania e, avvertendo il bisogno di essere coadiuvati da religiose, si rivolsero al nostro Istituto tramite il loro Vescovo, Sua Ecc. Mons. Rocco Tornatore. Ma­dre Angiolina Arnaboldi – che successe a Madre Maria Carolina Orsenigo – fu felice di aderirvi e, presi i necessari accordi, inviò le prime sei Sorelle che giunsero a Toungoo (oggi Taung Ngu) alle 4 del mattino del 7 ottobre 1895. 

Qui venne aperto il primo convento: una casetta di legno che per loro era una reggia! 

Da quel primo convento “San Giuseppe”, in oltre centoventi anni di missione, l’Istituto delle Suore della Riparazione si estese in altri sessantadue, trentaquattro dei quali fondati dalla zelante missionaria Madre Ester Viscardi. Attualmente le Suore sono in dieci Diocesi su tredici. 

La prima missione affidata alle nostre Sorelle fu l’educazione della gioventù e la scuola del convento S. Giuseppeche ben presto divenne una delle migliori in Myanmar fu frequentata da alunni di ogni razza e senza distinzione di fede religiosa.

 Nelle città le Suore si dedicarono all’attività educativa, aprendo scuole, collegi e opere assistenziali per bambini orfani o bisognosi; sui monti le attività principali furono la catechesi degli adulti e dei bambini, l’insegnamento elementare, i dispensari, gli or­fanatrofi e i brefotrofi.

Il Noviziato venne aperto nel 1921; esso diede e dona ancor oggi all’Istituto e alla Chiesa molte Riparatrici formate secondo lo spirito dei Venerati Fondatori. 

A Taung Ngu Le Suore poterono continuare senza problemi il loro lavoro apostolico sino all’inizio della Seconda Guerra Mondiale.

Nel 1941 il convento S. Giuseppe fu requisito e adibito ad ospeda­le militare. Suore, educande e orfane dovettero trasferirsi al Semina­rio S. Teresa, dove però il soggiorno fu breve, i giapponesi avanzarono e dovettero fuggire nei conventi sui monti, abbandonando ogni cosa. La guerra portò innumerevoli distruzioni e, quando le Suore tornarono a Taung Ngu, trovarono i conventi, S. Giuseppe e S. Antonio, rasi al suolo. Allora le autorità militari inglesi offrirono alle Suore una casa alla periferia di Taung Ngu, nell’attesa della riedificazione del convento S. Giuseppe, tanto amato. 

Nei vent’anni che seguirono si ricostruì ogni cosa e le attività scolastiche ed assistenziali rifiorirono. Ma, come si legge nel libro di Giobbe: “Il Signore dà… il Signore toglie”…  Nel 1965, proprio quando la scuola superiore e le molteplici attività apostoliche del convento S. Giuseppe raggiunsero il culmine del loro sviluppo, il governo birmano ordinò la nazionalizzazione di tutte le scuole private e degli Istituti di carità. In seguito a questo provvedimento le Suore persero ogni cosa, persino le loro abitazioni e gli effetti personali. Il fiorente Noviziato dovette essere trasferito a Ya­do, sui monti Cariani, in una località non facilmente raggiungibile. 

 Lanno successivo tutte le missionarie che non erano di origine birmana furono espulse dalla nazione. Nonostante tutto, il convento S. Giuseppe a Taung Ngu rimase Casa Regionale e, nonostante le difficoltà finanziarie, le Suore conti­nuarono la loro missione.

La sorte delle altre scuole fu identica a quella di Taung Ngu: dopo i disastri della guerra, quando la ricostruzione fu com­piuta e le scuole ben funzionanti, tutto fu requisito dal Governo. Solo le comunità di Kalaw e Taunggyi poterono rimanere nelle loro sedi perché gli edifici vennero ritenuti non inseriti nel complesso scolastico.

 In seguito all’espulsione dei missionari molte opere di carità furono abbandonate, non essendovi chi supplisse, così fu per il ricovero degli anziani a Rangoon gestito da Suore francesi. L’Arcivescovo di Rangoon chiese perciò alle Suore della Riparazione di assumersi quell’attività, in collaborazione con le Suore Francescane di Maria. Subito il nostro Istituto aderì e le Suore si dedicarono all’opera loro affidata. Il bene compiuto a questi anziani e invalidi, molto spesso raccolti dalle strade, è assai prezioso ed apprezzato dalla popolazione. Naturalmente le Suore non si limitano all’assistenza, ma cercano di promuovere il bene spirituale dei loro ospiti, offrendo a ciascuno l’opportunità di avvicinarsi a Dio. 

In Myanmar le Suore della Riparazione sono chiamate a servire anche nei Seminari: a Taunggyi, a Yangoon, a Leiktho; esse si occupano dell’andamento materiale, culturale e spirituale.

Per grazia di Dio in questa terra l’Istituto della Riparazio­ne ha molte vocazioni e può espandersi per rispondere alle richieste dei Vescovi birmani che, pur apprezzando il lavoro compiuto dalle Suore, ancor più stimano lo spirito di riparazione, di preghiera e di adorazione e ammirano la caritatevole de­dizione al poveri, ai bambini e ai malati.

Possiamo ringra­ziare il Signore della Sua infinita bontà che continua ad effondere, e ringraziare le Sorelle per lo zelo e le opere, per la capacità di condivisione tra le diverse etnie con le loro umili attività, come la coltivazione del riso a sostentamento loro e dei loro assistiti. Tutto questo costituisce un’edificante testimonianza di riparazione. 

Possa Dio continuare a sostenere e be­nedire questa amata nazione! Possa lo spirito di adorazio­ne e riparazione, che guidò la prime figlie dell’ardente missionario Padre Carlo Salerio e di Madre Maria